If the future was an object in your hand – Francesca Grilli

    La mostra If the future was an object in your hand nasce dal dialogo con SUTURA e l’Istituto Fisicoterapico di Torino sul tema della mano: strumento di relazione con l’altro e con il mondo, con funzioni che marcano la differenza tra genere umano e animale, la mano ha assunto nella storia una grande valenza simbolica, fino ad essere considerata custode di segni che indicano possibili trame nella vita degli individui.

    Attraverso le sue performance, i suoi video e in generale le sue opere, Francesca Grilli guida il pubblico nell’osservazione di segni che costruiscono una traiettoria di dialogo verso la propria intimità. Nella sua ricerca artistica, il tempo è un elemento chiave: identifica un ritmo, registra una durata, individua la capacità di resistenza, simboleggia l’esperienza. Attore del tempo è il corpo, un corpo che accompagna la nostra vita e ci parla attraverso un sofisticato sistema percettivo. Il corpo è anche lo strumento di contatto che permette di sentire l’altro, di partecipare all’esperienza dell’altro riconoscendosi in un sentire comune.

    Raccontare la mano è un modo per raccontare il nostro modo di svolgere le relazioni. La mano prende, la mano dà; la mano offre, la mano rifiuta; la mano apre e chiude; stringe e lascia; difende, accoglie, colpisce, accarezza; parla e tace. Diventa quindi il simbolo di legami sociali, delle mille forme in cui i legami interpersonali e intergenerazionali si esprimono.

    Life Line è una tela lunga circa 3 metri e mezzo, installata nella tromba delle scale dell’IFT. Richiama il segno della vita che ognuno di noi racchiude nel proprio palmo, un segno chiaro e misterioso allo stesso tempo, che ci mette in contatto con la tensione tra destino e libero arbitrio, ambiguità e scientificità dei dati. Il trattamento dell’immagine nell’opera trasforma le linee di più palmi in una sorta di costellazione unica, come a creare un nesso tra la finitezza della vita che teniamo stretta e la sua infinita proiezione nell’esistenza della materia.

    Hand#1, Hand#2 e Hand#3 sono il risultato di incontri che l’artista ha avuto con la comunità dell’IFT, invitata a raccontarsi attraverso la propria mano. Le tre tele sono superfici leggere e semitrasparenti che richiamano l’idea di una pelle, di un confine tra interno ed esterno. Attraverso un lavoro di post produzione, ogni palmo è il risultato della sovrapposizione di più mani e mette in contatto l’intimità del singolo con l’identità di una comunità.

    If the future was an object in your hand è un dittico fotografico a colori in cui due mani presentano un oggetto: una piuma e un orologio. La piuma è offerta sul palmo di una mano aperta. Forse si è appena appoggiata, forse la mano sta per spingerla verso l’alto. L’orologio è trattenuto dalle dita chiuse, dita che forse si schiuderanno o forse si stringeranno ulteriormente. Oltre al tema del tempo e della percezione della vita, in questo lavoro c’è un richiamo al dono come gesto simbolico e ambiguo tra libertà e vincolo, generosità e perdita, manifestazione sociale e spontaneità.

    Nella mostra sono poi esposte cinque sculture in bronzo del 2018: le opere Soap, Brush, Comb, Suit, Pants registrano tracce della memoria che gli oggetti portano e restituiscono, focalizzandosi sulla presenza di gesti e sui movimenti del corpo nello spazio. Le tracce sono impresse attraverso il tatto, la presa, il lasciare che qualcosa cada. Gesti quotidiani, che sembrano respirare nella forma della scultura.

    Le sfumature interpretative e le dicotomie presenti nei lavori ci immergono in un caleidoscopio di riflessioni che interrogano la nostra posizione politica e poetica nello spazio e nel tempo della vita.

     

    SUTURA è uno spazio di ricerca e promozione per l’arte contemporanea che intercetta e interpreta il rapporto tra salute e cultura. Nasce dalla volontà di Virginia Moniaci e dell’Istituto Fisicoterapico di Torino, dalla sua storia e dal profondo legame con la sperimentazione scientifica. SUTURA è curata da qwatzLe sfide della medicina, il rapporto con i nostri sensi, le tante storie che si manifestano all’interno degli ambulatori sono osservate dagli artisti per costruire immaginari, relazioni, ascolto.

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