Over Yonder

  • 2015

The Gallery Apart presenta ‘Over Yonder’, di Marco Strappato. Il lavoro unisce la produzione degli ultimi mesi passati al Royal College of Art di Londra ad un nuovo corpo di lavori, pensati e prodotti durante un periodo di residenza a Roma da qwatz – contemporary art platform, ispirati all’album del 1985 di Franco Battiato intitolato ‘Mondi lontanissimi’, il cui tema centrale è il viaggio, sia sulla terra che nello spazio e, dunque, l’incontro con altri e nuovi paesaggi possibili. In tal senso, la prima fonte di ispirazione, da cui l’artista trae anche lo spunto per il titolo della mostra, è ‘The Wild Blue Yonder’, film del 2005 diretto da Werner Herzog che narra una storia tipicamente di fantascienza ma con stile documentaristico e facendo ampio ricorso ad immagini di repertorio a cui viene attribuito un significato nuovo e diverso. Esattamente quello che fa Strappato nei suoi lavori, innescando cortocircuiti tra significante e significato. È da questa esigenza di andare oltre la mera riconoscibilità dell’oggetto o dell’immagine che l’artista coglie l’espressione ‘over yonder’ (laggiù, in italiano), a volte utilizzata in alternativa alla ben più diffusa ‘over there’ ma con un’accezione leggermente diversa, riferita a qualcosa di cui viene indicata la posizione ma che è difficile poter vedere e poter raggiungere.

Strappato è costantemente alla ricerca di immagini da utilizzare come lessico, immagini che declinino il paesaggio in tutte le forme possibili. Il lavoro e il pensiero che sostengono ‘Over Yonder’ gli hanno aperto nuove frontiere iconografiche, consentendogli un’esplorazione del cosmo secondo una personale mitologia fantascientifica che trova alimento in chi, come Franco Battiato, questo viaggio misterioso, trascendentale e colto, quasi di dantesca ispirazione, ha già condotto seppure in ambito musicale ma con altrettanta capacità di evocare immagini. Ecco dunque il riferimento, ai limiti dell’appropriazione, all’album Mondi lontanissimi, di cui Strappato condivide l’anelito alla ricerca, il fascino dell’ignoto, del nuovo, dello sconosciuto, dell’estraneo, in una parola il fascino dell’inconnu.


Immagine: Marco Strappato, Ho visto Derek Jarman e Yves Klein guardare lo sfondo del mio desktop, 2015.
Rosco chroma key vernice blu su 2 tele (90x160cm ciascuna), proiezione, dimensione variabile.
Foto di Giorgio Benni.

Forum Arte Contemporanea

  • 2015

qwatz – contemporary art platform partecipa al tavolo Ripensare il senso delle Residenze della prima edizione del Forum dell’Arte Contemporanea Italiana a Prato, un evento che coinvolge 400 addetti ai lavori per discutere delle cause che rendono il sistema dell’arte contemporanea italiano debole e poco competitivo e per lanciare proposte di miglioramento.

 

Yuri Ancarani

  • 2015

qwatz – contemporary art platform e Ninì Candalino (Saggista, Ricercatrice Senior e Docente di Teorie e Tecniche della Comunicazione di Massa presso l’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’) tengono una lezione negli spazi di ALBUMARTE, piattaforma indipendente per l’arte contemporanea, all’interno del MICART – Corso di Alta Formazione in Tecniche di Management per l’Impresa Creativa e le Arti Contemporanee.

La lezione si incentra sul lavoro di Yuri Ancarani, artista visivo, regista e docente di videoarte alla Naba di Milano, invitato per un project-work da sviluppare nell’ambito della lezione. a seguire la proiezione, all’auditorium del MAXXI, della trilogia ‘Malattia del Ferro’ (Da Vinci, Piattaforma Luna, Il Capo) e di ‘San Siro’ di Ancarani, presentati da lui stesso e da Massimiliano Tonelli (Direttore – Artribune).


Immagine: Yuri Ancarani, San Siro, 2014.

Raff – Cinema Extention

  • 2015

qwatz – contemporary art platform presenta la rassegna ‘Cinema Extention’ all’interno del RAFF – RomAfrica Film Fest alla Casa del Cinema di Roma. Tredici video, in prima assoluta in Italia, realizzati da artisti africani provenienti da Paesi della fascia Sub Sahariana.

I video rispondono a tre principali nuclei tematici:
  il dialogo tra cultura Africana e cultura occidentale interpretato dalle nuove generazioni.
  la messa in discussione degli stereotipi culturali e di genere.
  le trasformazioni urbane e sociali, specchio delle dinamiche politiche ed economiche in atto.

L’introduzione di un focus sulla video arte all’interno di un festival dedicato al cinema sottolinea come l’incontro tra il video e le arti visive generi continuamente una dimensione sperimentale che apre canali di produzione e distribuzione alternativi e la possibilità di dar voce ad interpretazioni simboliche della realtà. Il punto di vista degli artisti completa e argomenta la prospettiva mediatica e politica con un approfondimento legato all’esperienza diretta delle persone, nella prospettiva di un’analisi sociale e nell’affermazione delle diverse identità culturali.

All’interno di una cornice simbolica, Rehema Chachage (Tanzania) affronta questioni di genere attraverso la percezione della fisicità nello spazio e nel tempo. Un approccio simile è quello di Dimitri Fagbohoun (Benin) che tratta temi legati alla memoria e alla politica, cercando il valore poetico e più prettamente umano dell’esistenza. Em’Kal Eyongakpa (Cameroon) utilizza storie reali e memoria collettiva costruendo un ritmo narrativo fatto di ripetizione e trasformazione, tra realtà e illusione. Il video dei Monster Truck – unico gruppo europeo selezionato, formato da artisti tedeschi che hanno lavorato in Nigeria – attraverso un’interpretazione contemporanea del mito di Mami Wata, racconta l’incontro tra Africa ed Europa. Lavori più marcatamente performativi sono i video di Lerato Shadi, artista Sudafricana che utilizza il proprio corpo come misura della presenza e dell’assenza in rapporto all’identità di oggetti e spazi. La Keniota Ato Malinda si concentra principalmente sul tema del femminismo africano, che interpreta attraverso la sua esperienza nel proprio ambito sociale di appartenenza. Admire Kamudzengerere (Zimbabwe) racconta i complessi codici di una società multiculturale in un linguaggio video fortemente simbolico, tra performance e teatro. L’Etiope Helen Zeru Araya cerca il contatto con il pubblico entrando nel vivo della quotidianità urbana. Nella prospettiva del documentario, della fotografia e della fiction si muovono: Mudi Yahaya (Nigeria), che con un tocco d’ironia descrive i cambiamenti sociali in atto rivendicando la necessità di un cambiamento; l’Etiope Robel Temesgen cerca di sottolineare e comprendere le trasformazioni della sua realtà, con un’attenzione particolare ai contesti urbani; Zanele Muholi, visual activist Sudafricana, una delle voci più attive nella difesa delle donne lesbiche nere sudafricane, utilizza principalmente la fotografia e viene qui presentata in un’intervista nella quale introduce gli obiettivi e le motivazioni del proprio lavoro. I lavori video di Kiripi Katembo (Congo) e Ezra Wube (Etiopia) si riferiscono spiccatamente alla pittura, grazie alla quale realizzano sperimentazioni visive e processi compositivi per raccontare le trasformazioni sociali e urbane.

Displacements

  • 2015

DISPLACEMENTS. THE TROUBLE WITH BEING HUMAN THESE DAYS.

27 marzo – 13 maggio, Galleria Ex Elettrofonica, Roma.

La mostra cerca di stimolare una riflessione sull’individuo in relazione al territorio o alla comunità, attraverso le opere di Ursula Burke, Iulia Ghita, Nicolaj Bendix Skyum Larsen, Diego Marcon e Timea Oravecz, tutti artisti che hanno affrontato temi politici e sociali basati sulle proprie condizioni personali e psicologiche e la propria identità.

Il progetto “End of Dreams” di Nikolaj Bendix Skyum Larsen, presentato per la prima volta in Italia all’interno della mostra, è stato prodotto da qwatz – contemporary art platform nel 2014.

UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A
Ambasciata di Danimarca a Roma / Skandinaviska Foreningens Konstnarshus i Rom / Associazione Salam / Cooperativa ORSO.

 

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